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Vecchio 26-04-2017, 02:08   #21
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Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Anche una vita in cui si cerca di fare ciò che piace ma non fa guadagnare un soldo e nessuna notorietà può darsi che sia una schifezza.
Un Van Gogh (a differenza di un Agassi) magari ha seguito le sue inclinazioni (nessuno lo costringeva a dipingere o a farlo in certi modi per aver successo), ma ha vissuto comunque male.
Secondo me c'è sempre un conflitto di fondo.
Da un lato si vuol fare quel che piace, dall'altro si vorrebbe che quel che si fa venga riconosciuto per poterlo condividere.
Trovare un equilibrio (ammesso che esista) tra queste tendenze e bisogni non è facile.
C'è un'inclinazione naturale che va contro altre inclinazioni in certi contesti.
Punti di vista diversi, per me la base di partenza deve essere sempre il seguire l'inclinazione (o le inclinazioni) naturali, una brutta vita per me sarebbe non farlo.
Preferirei non guadagnarci un soldo ma farlo, piuttosto che non farlo guadagnandoci molti soldi.
Van Gogh ha vissuto una brutta vita da un punto di vista materiale, ma non è detto che, se non fosse stato malato mentalmente, non avrebbe magari ottenuto qualcosa in più, a partire dal proprio benessere.
In ogni caso, capita spesso chi ottiene qualcosa dalla propria "inclinazione" è chi lo fa senza pretese in termini economici o di riconoscimenti, proprio perché in questo modo si dà spazio all'originalità, all'esprimere la vera essenza del proprio talento privo di logiche commerciali o di pubblico.

Ultima modifica di Strange Man; 26-04-2017 a 02:12.
Vecchio 26-04-2017, 03:02   #22
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Originariamente inviata da TãoSozinho Visualizza il messaggio
Conoscete Andre Agassi?
Lui è un famoso tennista che ha scritto un libro, Open, nel quale descrive come, nonostante sia diventato un campione di quello sport, a lui in realtà il tennis faccia c@gare.
Eccone riportato uno stralcio:
Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita...

Quanti di voi, come il sottoscritto, sono forse (forse?) ignari di quale sia la loro reale inclinazione, però sono sicuri che quello che stanno facendo in questo momento, della loro vita, sia al 100% quello che non vogliono fare ed essere?
Secondo me una cosa del genere è possibile fino a un certo punto.

Passare una vita felice a fare cose che non piacciono mi pare un paradosso.
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