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Vecchio 09-05-2004, 17:26   #1
Guest
 

Sono nuovo del forum e leggendo qua e là vedo che non si fa che discutere di farmaci, posologie e tipologie. Sinceramente non vedo l'interesse di sapere le pillole che piglia uno o l'altro. Casomai sarà argomento da discutere col proprio medico.
Ma poi dico pensate veramente di risolvere ogni problema con la pilloletta più trendy del momento? Io sono sicuro che nella vita di ogni fobico ci siano parecchie cose che non vadano (a livello relazionale e non) e sarebbe forse più opportuno e utile parlare di questo che di milligrammi e gocce del tal ritrovato. Altrimenti un forum a cosa serve?
Vecchio 09-05-2004, 22:26   #2
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Sante parole!!
il problema è che secondo me molti si affidano ai farmaci come soluzione xchè danno tutto e subito (+ o -) e soprattutto prendere 1 pastiglia è mmmolto + semplice che lavorare su di sè! lo so sn parole dure ma secondo me è proprio così: quante volte io ho detto di voler cambiare, di aprirmi e invece sn rimasto tale e quale (se nn peggio)? è questo che manca, la volontà, il mondo là fuori attira e spaventa allo stesso tempo, vorremmo essere diversi e contemporaneamente ci dà protezione essere chiusi in noi e ogni minima variazione o idea di cambiamento ci fa stare male..ed ecco che arriva il farmaco che come una droga maschera l'io pauroso e tira fuori il lato forte...
e ricordate che qlq farmaco che agisce su qls recettore della nostra mente lo fa perchè c'è già dentro al nostro corpo una sostanza capace di attivarlo..il farmaco la mima soltanto!
Vecchio 10-05-2004, 11:09   #3
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Ragazzi, permettetemi qualche considerazione in merito ai vostri interventi.

Io credo che nessuno qui sia convinto che basti qualche farmaco per chiudere la partita. La nostra pero', lo sappiamo , e 'una malattia. Questo ovviamente non deve scatenare in noi paranoie di alcun tipo, anche perche'per fortuna sappiamo che e'una malattia CURABILE (!). E qui arriviamo al nocciolo della questione: i farmaci, semplicemente, possono AIUTARE a curare la malattia, oppure in alcuni casi, a mitigarne quantomeno gli effetti deleteri che la fs ha sulla nostra vita. In questo, francamento, ci vedo tutto di buono e nulla di negativo. Mi sembra, l'ho gia'detto altre volte, sbagliato l'atteggiamento che porta quasi a demonizzare i farmaci. Questo detto, proprio perche'sappiamo che facilmente la partita non si chiude con i farmaci, parliamo anche delle diverse TERAPIE con le quali affrontare il problema. Le due cose sono, secondo me e in base alla mia esperienza, complementari.
La cosa MOOLTO importante e' poi nel contempo quella di evitare di farsi troppe seghe mentali sulle ragioni della nostra fs, sui nostri conflitti interiori, magari, peggio ancora, sulle nostre colpe (colpa di che poi?) ecc. ecc. O, mi spiego meglio, e'giusto e doveroso cercare di capire le cause del nostro problema, ma poi non stiamo li'a trastullarci con le nostre elucubrazioni senza fare nulla e facciamoci invece aiutare da qualche bravo specialista. Non risparmieremo denaro, ma risparmieremo tempo e usciremo prima dal nostro tunnel sociofobico.
un caro saluto a tutti
Nature70
Vecchio 10-05-2004, 14:47   #4
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I farmaci potranno essere anche un aiuto, nessuno lo nega, specie in determinati momenti, ma ho voluto solo mettere in dubbio l'efficacia di un forum dove si dibatte quasi esclusivamente di farmaci e posologie, come se questo potesse essere d'aiuto a qualcuno. Al limite può costituire un'informazione da prendere con le pinze, dato che ognuno è un caso a parte e quello che può valere per uno può non essere valido per l'altro.
Sul concetto di “guarigione” poi ci sarebbe da discutere. La fobia sociale non è un mal di testa da cui si guarisce con una pillola. Lo “stare bene” è un processo lungo, non esistono soluzioni miracolistiche o bacchette magiche. E il tutto secondo me è legato al proprio vissuto, al proprio modo di pensare, di vedersi e di vedere l'esterno. Il passato è passato e non si cambia, ma si può e si dovrebbe fare molto sul presente sforzandosi magari di modificare il proprio modo di porsi e di pensare. Questo sicuramente costa fatica, richiede tempi lunghi, spesso i risultati non sono così palesi e visibili, ma ad esempio posso dire che in dieci anni da quando ero ragazzino sono cambiato molto e in meglio e ciò non è avvenuto prendendo dei farmaci.
Per quanto mi riguarda io adesso non prendo nessun farmaco. Di psicoterapie (molto brevi) ne ho fatte due in passato in particolari momenti di stress emotivo e non so dire a quanto mi siano servite. Se qualcuno è mai riuscito a venirne a capo definitivamente o come dici tu a “guarire” sarei contento di leggerlo sul forum, invece di trovarci prescrizioni farmacologiche.
Vecchio 11-05-2004, 16:03   #5
Banned
 

[Sul concetto di “guarigione” poi ci sarebbe da discutere. La fobia sociale non è un mal di testa da cui si guarisce con una pillola. Lo “stare bene” è un processo lungo, non esistono soluzioni miracolistiche o bacchette magiche. E il tutto secondo me è legato al proprio vissuto, al proprio modo di pensare, di vedersi e di vedere l'esterno. Il passato è passato e non si cambia, ma si può e si dovrebbe fare molto sul presente sforzandosi magari di modificare il proprio modo di porsi e di pensare. Questo sicuramente costa fatica, richiede tempi lunghi, spesso i risultati non sono così palesi e visibili[/quote]


Sono assolutamente d'accordo: la fs non e' un mal di testa che passa e va, e' una malattia e come tale va considerata. Quando dici: 'il tutto secondo me e'legato al proprio vissuto ecc.', sono pure d'accordo ma non mi riesce facile, credimi, pensare che si possa affrontare il problema, nel presente, sforzandosi di modificare il modo di porsi e di pensare. Cioe', voglio dire, il discorso e'molto complesso e c'e' senz'altro del vero anche in questo. Pero'mi sa che siamo nella situazione del cane che si morde la coda. Se io ho problemi seri a relazionarmi col prossimo, se il mio umore e'basso, dove traggo quel primo impulso che puo'innescare un circolo virtuoso e, allora si'!, portarmi a modificare anche alcuni pensieri e comportamenti sbagliati? Il problema quindi e': dove e come vogliamo cominciare a cercare il bandolo della matassa? Dove e come vogliamo individuare il punto in cui spezzare il circolo vizioso? Perche'vedi, io posso pensare, magari essendo consigliato da uno specialista, di modificare alcuni aspetti del mio pensiero, del mio modo di vedere gli altri ecc. Ma non so se il bandolo sia questo, ne'se sia possibile afferrarlo in questo modo. Perche'quando poi x es. mi trovo di fronte a una ragazza che mi interessa, anche se mi sono sforzato come dici tu di cambiare il mio modo di vedere le cose, ho ancora la tachicardia, e allora siamo al punto di partenza.Ti diro'di piu': gli specialisti dai quali sono stato, compreso l'attuale, tendono ad imputare la mia fs, dopo aver analizzato in diverse sedute la situazione, a carenze affettive da parte materna quando ero bambino. Non che mia madre non mi volesse bene, dicono, ma probabilmente e'stata molto carente nelle manifestazioni afffettive, anche fisiche (i classici abbracci, carezze ecc.), di cui un bambino ha pure bisogno. Da qui, secondo loro, nascono con ogni probabilita'tutte le mie insicurezze. Capisci che se le cose stanno cosi', io mi porto dentro un problema che ha radici molto profonde e che si e' sedimentato al punto tale per cui dubito che si possa affrontare la malattia semplicemente dicendo: da oggi modifico il mio modo di vedere le cose, la mia vita, gli altri. Perche'quel qualcosa, qualla sorta di alien che mi porto dentro e' aggrappato molto saldamente e non lo estirpi solo 'sforzandoti di modificare il modo di pensare'. Questa, almeno, e' la mia convinzione. Che puo'essere anche imprecisa, ma proprio sbagliata non credo. Allora ripeto: non mi illudo di curare il problema con i farmaci, quelli mi servono solo a star meglio nel breve, perche'non posso vivere solo in attesa della risoluzione definitiva della fs; per il resto, faccio l'unica cosa che, per lunga esperienza, credo essere quella gisuta, ovvero mi affido a degli specialisti. L'UNICA COSA VERAMENTE IMPORTANTE, LO DICO ANCORA XCHE'NE SONO ASSOLUTAMENTE CONVINTO, E'AFFORNTARE CON DECISIONE IL PROBLEMA, SENZA ASPETTARE CHE SI RISOLVA DA SOLO, PERCHE', PER QUELLO CHE SO, NON E' FACILE CHE ACCADA.

un caro saluto a tutti
nature70
Vecchio 11-05-2004, 17:26   #6
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Quando scrivi "ho dei problemi a relazionarmi col prossimo" cogli il nocciolo del problema. Però mi sembra di capire che tu attribuisci la colpa di questo alla fobia, mentre invece, secondo me, hai la fobia perché hai problemi relazionali. Non so se mi spiego. Secondo me si confonde la causa (la difficoltà di relazionarsi) con l'effetto (la fobia). Per cui pretendere di guarire curando solo gli effetti, senza capire perché abbiamo difficoltà relazionali, secondo me non se ne viene a capo di niente. O ci si condanna a prendere farmaci per tamponare le reazioni emotive.

Quando scrivi "se vedo una ragazza che m'interessa mi viene la tachicardia e non so come reagire”... beh detta così mi sembrerebbe una reazione alquanto normale e fisiologica. Uno vede una che tipa che gli piace e si emoziona, s'imbarazza, cosa c'è di strano? Non ci vedo niente di patologico. O magari il tuo emozionarti magari potrà anche risultarti eccessivo, ma che c'è di male? Ognuno è fatto a modo suo, c'è chi è più emotivo e ansioso di natura e chi meno. Stiamo attenti a non trasformare in malattia normali reazioni emotive. Pensi forse che gli altri non s'imbarazzazino e non si emozionino mai? Guarda che io ho visto dei professori diventare rossi come dei pomodori! E conosco pure un professore balbuziente. Fa te!

Allora il problema secondo me è riuscire a cambiare l'opinione che si ha di se stessi. Il nocciolo della questione sta tutto lì. Non è facile me ne rendo conto, ma non ci sono scappatoie.
Io per esempio sono sempre stato ossessionato dal giudizio altrui. Ancora lo sono, anche se ho fatto parecchia strada e ho imparato a rivalutarmi parecchio rispetto ad anni fa. Però l'idea che gli altri potessero pensare negativamente di me è stato/è il mio chiodo fisso. E mi rendo conto che tutto probabilmente nasce dal fatto che appunto non mi sono mai amato tanto; sono sempre stato molto severo con me stesso, ho sempre preteso il top da me. Un risultato negativo o una prestazione non soddisfacente ai miei occhi mi ha sempre gettato nello sconforto più totale. Questo per dire che conoscere le cause è la premessa per affrontare il problema.

Insider
Vecchio 13-05-2004, 10:54   #7
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Caro Insider,
Apprezzo I tuoi interventi, perche’ offrono spunti interessanti per un confronto su come analizzare il problema, nel tentativo di afferrare il famoso bandolo della matassa.
Mi sembra che (gisuto anche per non parlare sempre di farmaci, come q.cuno sostiene) ci stiamo avvicinando rapidamente al nocciolo da questione e questo mi sembra gia’un buon risultato per il forum.

Il mio punto di vista, pero’, e’decisamente diverso dal tuo.Ti spiegpo perche’.
Tu dici che ho la fs perche’ho problemi relazionali e non che ho problemi relazionali perche’ho la fs. Secondo te, appunto, il nesso causa-effetto va invertito. Curare la fs secondo te e’quindi solo un agire sugli effetti e non sulle cause.
Non sono d’accordo.
Posso sbagliarmi ma do un’interpretazione decisamente diversa. Per me fs e difficolta’relazionali non stanno in rapporto causa-effetto (in una direzione o nell’altra) semplicemente perche’sono LA STESSA COSA , ovvero sono entrambi un effetto. La causa sta piu’a monte e va ricercata nel nostro passato, nel nostro vissuto. I medici mi hanno spiegato che puo’essersi trattato anche di un episodio banale avvenuto da bambino. Ma certo la causa e’lontatna.
Se fosse come dici tu, ovvere che LA DIFFICOLTA’A RELAZIONARSI E’LA CAUSA, allora ti chiedo…e qual e’ la causa della difficolta’a relazionarsi? Capisci allora che anche questa e’un effetto, che si identifica poi con la fs, ne’piu’ne’meno…non sei andato cioe’, secondo me, a monte di tutto, alla causa prima, ma ti poni ad un livello intermedio in cui gia’si puo’parlare di effetto, non di causa o almeno, ripeto, non della causa che sta piu’in alto.


Ho un altro punto di vista anche sull’emotivita’nell’incontro con una ragazza, di cui si parlava (ma potremmo fare altri mille esempi). Certo, come dici tu una certa dose di emozione puo’darla a chiunque, ma non tute le dosi sono fisiologiche. Ti assicuro che se la mia lo fosse la ragazza l’avrei gia’. Permettimi di dire che trovo un po’pericoloso questo tendere a far sfumare i confini del fisiologico (vogliamo chiamarla timidezza nella fattispecie? ) , con il patologico, ovvero la fs. Pericoloso perche’piuo’portare a far credere che quella che’ormai ben codificata come malattia sia in relta’solo una caratteristiche della personalita’. Ci fun un tempo in cui q.cuno volle chiudere i manicomi (non voglio dire che siamo matti! Non fraintendetemi, e’solo per fare un parallelo!) perche’si sosteneva che in fondo anche la schizofrenia era una “caratteristica”. I risultati poi si sono visti. A proposito del professore balbuziente di cui parli: e chi mi dice che sia da considerare una cosa normale? Per me non lo e’affatto…piuttosto perche’non dovrei pensare che anche lui avesse problemi di fs? Lo specialista da cui vado mi ha detto che anche lui si e’trovato a sperimentare sulla sua pelle problemi analoghi a questo, quand’era giovane, con forte ansia a parlare in pubblico, ma l’ha considerata una cosa da curare e…l’ha curata, non l’ha considerata una “caratteristica’.


Tu poi dici:
‘Allora il problema secondo me è riuscire a cambiare l'opinione che si ha di se stessi. Il nocciolo della questione sta tutto lì. Non è facile me ne rendo conto, ma non ci sono scappatoie.
Io per esempio sono sempre stato ossessionato dal giudizio altrui. Un risultato negativo o una prestazione non soddisfacente ai miei occhi mi ha sempre gettato nello sconforto più totale’.
.

Torno al punto di partenza, al nostro diverso modo di interpretare cause e d effetti e ti chiedo: xche’ tu sei sempre stato ossessionato dal giudizio altrui, perche’ un risultato negativo o una prestazione non soddisfacente ti ha sempre gettato nello sconforto più totale’ (cosa che a molti, fortuna loro, non succede) e infine quindi perche’ ti trovi a dire di dover cambiare l’opinione che hai di stesso? Capisci che qui non stai parlando DELLA CAUSA PRIMA, DELLA PIU’ ALTA RIPETO ANCORA, DELLA PIU’ LONTANA, ma parli gia’di un problema, di un effetto che HA una causa, ma non E’ una causa. E quest causa sta quasi certamente nella tua infanzia.

Alla fine di tutto questo discorso, per tirare le somme: hai ragione tu quando dici o fai capire che e’importante il nostro impegno, ma diciamo anche che con ogni probabilita’non basta, e ci occorre anche un aiuto dall’esterno. Quindi, si’ senza condizioni a un comportamento attivo, ma non solo lavorando in autonomia su se stessi, perche’ cosi’facendo si corre il rischio grosso di tracinarsi il problema per una vita (ho letto al riguardo anche delle statistiche che dimostrano come difficilmente si esce dalla fs senza un aiuto esterno…e ti diro’di piu’…la mia fs si e’ridotta di un buon 50% negli ultimi due anni, sui 17 di cui ne soffro, giusto da quando ho praticato la terapia ipnotica…prima avevo provato mille volte a cambiare il modi vedere le cose, come dici tu, ma la malattia vinceva sempre…inesorabilmente.

Un saluto a tutti
Nature70
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