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Vecchio 26-06-2016, 23:25   #1
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Riflessioni, non consigli. Vuol dire che non dico: "fate così", ma: "io vi dico la mia esperienza".

Il rancore s'installa e non se ne va e si mischia con la depressione. Un disastro. Qualsiasi cosa che facciamo per scacciarlo, ci fa tornare al punto di partenza, con un'emotività negativa che il tempo non placa.

In genere si prova rancore verso una persona che è, o è stata, piú o meno importante per noi: un amico, un parente, una persona sulla quale avevamo riposto fiducia o avevamo dato credito, oppure ci avevamo investito.

Quindi, se il mio rancore è ostinato, se rimugino molto, non é per niente bello da vivere, ma almeno mi dice che quella persona, in qualche modo, per me conta.
E allora, se conta, è più sano e intelligente che io mi domandi perché.
A questo punto, mi avvalgo di uno strumento primario: allargo il più possibile lo spettro con il quale vedo la persona e la storia. Devo vedere tutto, non solo gli stessi dettagli dolorosi che la mia mente si ostina a ripercorrere ossessivamente e sterilmente, alla ricerca di una risposta risolutiva, che invece si allontana sempre.

Vedere il tutto, mi permette invece di cogliere il senso della storia, e cogliere delle verità importanti che mi sfuggivano, rispetto alle quali i singoli episodi spiacevoli, pur non scomparendo, appaiono secondari e comunque inadatti a restituire il senso generale del rapporto.

Faccio un esempio vero: dopo 4 anni ho perdonato un amico che mi fece uno scherzo pesantissimo, passibile di denuncia, dopo precedenti colpi bassi. Ecco, ho ragionato ad ampio spettro, per rendermi conto finalmente che quell'amico, nel corso di tanti anni, ha alleviato la mia solitudine; che spesso mi ha sollevato l'umore. Ho scoperto un grosso motivo per essergli grato, che nella visione particolareggiata assolutamente mi sfuggiva.

Morale: se vuoi sapere com'è fatto un fiume, non puoi guardare una rapida, una cascata, alcuni meandri e la foce: lo devi percorrere tutto!

Ultima modifica di cancellato16573; 27-06-2016 a 08:58.
Ringraziamenti da
Yamcha (28-06-2016)
Vecchio 27-06-2016, 09:13   #2
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Te lo spiego con un altro esempio.

Due anni fa ho lavorato per un mese presso il mio vecchio professore di architettura, che in ambito lavorativo , è diventato francamente insopportabile, perché si adira per la più piccola cosa. Alla fine mi ha declassato nel lavoro e umiliato.

Ma ho fatto in fretta a perdonarlo, passati i primi giorni in cui ero turbato.
Mi è stato facile ammettere che quest'uomo mi ha sempre aiutato economicamente, quando mi sono trovato nei guai. Poi mi ha fatto tanti regali, tra cui un viaggio premio in Spagna,per me e mia moglie. Abbiamo mangiato fuori insieme tante volte e ha sempre pagato lui. Una volta, in segreto, ho pagato io, ma lui poi mi ha fatto restituire i soldi dal cameriere.
Mi ha ospitato a cena a casa sua tante volte, facendomi conoscere persone molto stimolanti dal punto di vista umano e culturale.

Infine la cosa più importante: da lui ho imparato un approccio culturale pari a quello di tutti gli altri miei docenti messi insieme e ha anche dedicato molto tempo alla mia formazione culturale e professionale. Tutto questo nell'arco di trent'anni.

Dopo tutto questo, io non posso che sentirmi in debito con lui. Il fatto che abbia commesso una svista, un errore, anche se doloroso per me, non può cancellare tutto il bene che mi ha fatto.
Uno che ha fatto tanto bene per me, potrà anche sbagliare! Del resto, sbaglio anch'io con qualcun altro. Non sono mica infallibile!

Ultima modifica di cancellato16573; 27-06-2016 a 09:26.
Vecchio 27-06-2016, 09:20   #3
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Ma perchè uno dovrebbe essere grato a qualcun'altro per avergli fatto compagnia? E perchè dovrebbe esserlo al punto di perdonargli uno scherzo pesantissimo?
Fare compagnia non è poca cosa.
Tutti gli altri miei amici li vedo occasionalmente, perché hanno altri interessi: la fidanzata in primis, ma poi altre esperienze. Sono amici, ma non condividono la vita con me.

Questo mio amico birbante, invece, ha sempre riservato tanto tempo per me, tanto che abbiamo condiviso molto.
Poi io, un po' per carattere, un po' per la depressione, sono uno che si mette poco a cercare gli amici. Invece lui è sempre venuto a cercare me. Poi è una persona allegra e quindi spesso ha scacciato via la mia tristezza.

Dimmi, perché non dovrei tener conto di questo nel mio giudizio? Posso sentirmi meglio se trascuro queste verità?
Vecchio 27-06-2016, 09:46   #4
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
Riflessioni, non consigli. Vuol dire che non dico: "fate così", ma: "io vi dico la mia esperienza".

Il rancore s'installa e non se ne va e si mischia con la depressione. Un disastro. Qualsiasi cosa che facciamo per scacciarlo, ci fa tornare al punto di partenza, con un'emotività negativa che il tempo non placa.

In genere si prova rancore verso una persona che è, o è stata, piú o meno importante per noi: un amico, un parente, una persona sulla quale avevamo riposto fiducia o avevamo dato credito, oppure ci avevamo investito.

Quindi, se il mio rancore è ostinato, se rimugino molto, non é per niente bello da vivere, ma almeno mi dice che quella persona, in qualche modo, per me conta.
E allora, se conta, è più sano e intelligente che io mi domandi perché.
A questo punto, mi avvalgo di uno strumento primario: allargo il più possibile lo spettro con il quale vedo la persona e la storia. Devo vedere tutto, non solo gli stessi dettagli dolorosi che la mia mente si ostina a ripercorrere ossessivamente e sterilmente, alla ricerca di una risposta risolutiva, che invece si allontana sempre.

Vedere il tutto, mi permette invece di cogliere il senso della storia, e cogliere delle verità importanti che mi sfuggivano, rispetto alle quali i singoli episodi spiacevoli, pur non scomparendo, appaiono secondari e comunque inadatti a restituire il senso generale del rapporto.

Faccio un esempio vero: dopo 4 anni ho perdonato un amico che mi fece uno scherzo pesantissimo, passibile di denuncia, dopo precedenti colpi bassi. Ecco, ho ragionato ad ampio spettro, per rendermi conto finalmente che quell'amico, nel corso di tanti anni, ha alleviato la mia solitudine; che spesso mi ha sollevato l'umore. Ho scoperto un grosso motivo per essergli grato, che nella visione particolareggiata assolutamente mi sfuggiva.

Morale: se vuoi sapere com'è fatto un fiume, non puoi guardare una rapida, una cascata, alcuni meandri e la foce: lo devi percorrere tutto!
Ma se lo percorri tutto davvero, il fiume, anche dove sono presenti cascate alte molti metri, poi rischi di fare una brutta fine. C'è da mettere in conto anche questo.

Non sono molto d'accordo con questo atteggiamento buonista, delle volte dei rapporti vanno recisi proprio perché poi un aspetto molto negativo in un punto può sfasciare e svalorizzare il resto.
Questo resto può essere positivo ma magari non riesce a compensare il torto subito.

Io perdono solo se credo che il danno non sia grave e sul piatto della bilancia non pesa troppo in questi termini, altrimenti preferisco tener lontana una persona. Dovrà poi essere questa persona a capire che con me non deve comportarsi così se desidera continuare ad avere una relazione con me, se non vuol far questo e non è intenzionata a far questo pensando di compensare questi difetti col resto positivo, che cerchi amici altrove, le nostre strade si dividono e la mia stima per questa persona crolla.

Che magari poi ha degli aspetti positivi io non lo nego, non vedo perché negarlo, ma non sono affatto d'accordo con la metafora che hai usato, per me dipende molto dal torto quale sia, cambiando metafora si può far notare che un singolo difetto localizzato può non far funzionare un motore.
Che il motore sia quasi buono non risulta rilevante, se il difetto non lo si corregge il motore risulta inutile proprio come un motore completamente sfasciato.

Permanere in relazioni in cui delle cose non mi stanno affatto bene a me il rancore lo fa aumentare, in genere diminuisce poi quando mi allontano e magari poi trovo qualcosa che sia migliore e mi soddisfi davvero.

Meglio perdonare o allontanarsi? Per me dipende sempre dalla situazione e dal danno subito.

Questo meccanismo psicologico qua che hai descritto può lasciare invischiata una persona in relazioni che la fanno star male più che bene. Una persona si dice "ma in fondo che mi ha cornificato e mi ha picchiato non è così importante e grave, questa persona ha tanti aspetti positivi, solo qualche volta si comporta così" quante donne mentalmente magari ripetono discorsi del genere, però poi è proprio qua che magari sotto sotto poi si cova rancore, insoddisfazione e così via, e prima ci si allontana, per evitare l'attivazione di questi meccanismi qua (rischiando poi magari anche di sfracellarsi in una delle rapide del fiume), cercando magari altre persone di cui potersi fidare e che non ti fanno scherzi da denuncia o ti maltrattano (così, per ridere) meglio è... Secondo me.

Poi se tu sei contento così, buon per te, io sono un rancoroso ma non sono davvero capace di negarlo questo rancore. Il mio rancore misura la mia insoddisfazione nei confronti di una persona e con quel che a me non sta bene di questa persona, se c'è devo fare i conti con la cosa e non è detto che si concluda a tarallucci e vino.

Ultima modifica di XL; 27-06-2016 a 10:24.
Vecchio 27-06-2016, 10:12   #5
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XL, e tutti: per favore, non quotiamo l'intero post nella stessa pagina (al massimo due righe)

A parte ciò, è vero, come dici, che molto dipende dal tipo di torto subito. Ma se questo è di una certa entità, di solito interrompe le relazioni. Quindi non c'è niente da decidere.
E allora a che serve continuare a rimuginarci su, sempre sulla stessa dozzina cose, che sappiamo già? Magari per giornate intere? Se abbiamo troncato nella vita reale, perché continuiamo a relazionarci in quella mentale? A che serve?

Paradossalmente, sono i lati positivi del nostro "nemico" che tengono accesa la brace del rancore. Perché, nel tempo, li abbiamo assimilati e sono quelli che hanno motivato la nostra libera decisione di coltivare quella relazione.
Cioè per noi quella persona ha un valore; se non lo avesse o non lo avesse mai avuto, non staremmo a pensarci.

Io subisco torti anche pesanti sul lavoro, da parte di persone che conosco poco. Mi arrabbio al momento, ma non porto rancore, perché di quelle, personalmente, non me ne importa nulla.
Vecchio 27-06-2016, 10:51   #6
Banned
 

rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Facile nella preghiera, difficilissimo nella realtà.
Ma se noi scoprissimo di avere dei debiti nei confronti dei nostri debitori?

Se un amico, per molti anni, ci ha invitato spesso a pranzo, ci ha portato in giro senza mai farci pagare un centesimo per la benzina, né per l'autostrada; se al bar ha sempre offerto lui; ecco, se questo amico a un certo punto ci chiede un prestito di 1000 euro e non ce lo restituisce, come realmente dobbiamo giudicarlo?
Vecchio 27-06-2016, 13:41   #7
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Non volevo espressamente parlare del perdono per alcuni motivi:
1) si perdona con motivazioni diverse;
2) perché in certi casi, vorresti tanto perdonare, ma non ci riesci;
3) perché, nella vita normale, ogni giorno perdoniamo tanti fatti, senza dar troppo peso.

Ma il motivo principale, è proprio nel capire quella rabbia sorda, che ti fa continuare ad accusare l'altro per ore e ore, e quindi a perpetuare la rabbia, ottenendo solo di esserne soffocati.
E' tutto un conto che non riusciamo mai a chiudere.

Il rancore è come un pesante pallone, che va avanti solo fino a che lo spingi. Se smetti di spingere, si ferma e da solo non riparte.

Io penso che esista sempre il modo di chiudere un conto, che se invece resta aperto, ci fa soffrire.
Vecchio 27-06-2016, 16:38   #8
Banned
 

Per chiudere qualsiasi conto, è necessario un bilancio.

Se guardiamo solo un piatto, avremo sempre l'impressione dell'ingiustizia.

Ultima modifica di cancellato16573; 27-06-2016 a 16:41.
Vecchio 27-06-2016, 17:27   #9
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Cercherei di capire il torto e se non è stato fatto con cattiveria potrei perdonare, altrimenti non riuscirei a non provare rancore delusione e rabbia (almeno per un certo periodo).

Poi per quel che c'è stato in passato di bello? beh .. mi sono sbagliata probabilmente nel credere che fosse così tanto importante il rapporto, dovrei sicuramente rivederlo e riflettere su me stessa.
Vecchio 27-06-2016, 22:54   #10
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Quest'ultima osservazione è considerevole, quanto vera. Cioè è vero che molte spinte interiori, emotive o umorali, non si placano con un ragionamento, che rischia di risultare astratto e non rassicurante e in ogni caso, viene travolto dalle passioni.

Ma se il ragionamento è corroborato da solide esperienze, oppure se contiene buone porzioni di vissuto positivo, allora è un ragionamento, per così dire, emotivo: cioè , sentiamo interiormente le nostre argomentazioni razionali.

Come dire che un convincimento, non basta che sia razionale; occorre anche che sia emotivo, per essere un reale convincimento.
Vecchio 27-06-2016, 23:52   #11
Banned
 

Quello di cui sto parlando, non è un termine scientifico, ma un aspetto comune: la comprensione.
Comprendere vuol dire acquisire; e quanto più ampia è l'acquisizione, tanto più ampia è la comprensione.

Possiamo comprendere un singolo gesto negativo, con un argomento particolare ("la compagna lo ha appena lasciato") ;
Oppure possiamo comprendere una persona nel suo complesso (" mi ha umiliato in questa circostanza, ma è sempre stato generoso con me")
Se abbiamo scelto di stare vicino a una persona, é segno che qualcosa ci piaceva. Non siamo scemi.

Ultima modifica di cancellato16573; 28-06-2016 a 13:26.
Vecchio 28-06-2016, 21:10   #12
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Quote:
Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
Se abbiamo scelto di stare vicino a una persona, é segno che qualcosa ci piaceva. Non siamo scemi.
Forse ci siamo sbagliati abbiamo visto solo ciò che avevamo bisogno.

Abbiamo forse visto un cuore e poco la persona.
Vecchio 29-06-2016, 00:34   #13
Esperto
L'avatar di Ogard
 

Discussione interessante ma colma di variabili. Diciamo che secondo me la linea che separa l'essere magnanimi all'essere ingenui è molto sottile e bisogna fare attenzione.
Ringraziamenti da
Joseph (29-06-2016), Noriko (29-06-2016)
Vecchio 29-06-2016, 10:46   #14
Banned
 

Noriko,

io mi sono accorto che, nel percorso fatto con un altro, finisco per vedere solo la pietra d'inciampo e non il cammino fatto.

Non c'è un obbligo morale a vedere le cose in questi termini, ma se si adotta questa filosofia, si ha meno motivo di soffrire, se non proprio nessuno.
Ma come faccio ad accorgermi di aver effettivamente chiuso un vecchio conto? Quando non ci penso più, oppure, se mi torna in mente, non mi fa più male e passa subito.

Ultima modifica di cancellato16573; 29-06-2016 a 10:49.
Vecchio 29-06-2016, 11:01   #15
Banned
 

Ogard,

quando serbiamo rancore, non siamo ingenui rispetto all'altro: ci siamo accorti che qualcosa non ci piace. Ma siamo ingenui verso noi stessi, perché ci facciamo del male da soli, senza riuscire a venir fuori dalla stessa pena. Che bene ci fa, infatti, ripercorrere migliaia di volte gli stessi fatti accaduti e immodificabili?

Più che di magnanimità, parlerei di equanimità. Il giudizio equanime considera tutti gli aspetti di una storia, in modo non partigiano, né animoso; ed è capace di vedere - perché no? - anche i nostri errori.

Se facciamo questo, siamo a un passo dalla magnanimità.
In ogni caso, ci mettiamo il cuore in pace, cosa che vale come un tesoro.
Vecchio 29-06-2016, 13:41   #16
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
XL, e tutti: per favore, non quotiamo l'intero post nella stessa pagina (al massimo due righe)

A parte ciò, è vero, come dici, che molto dipende dal tipo di torto subito. Ma se questo è di una certa entità, di solito interrompe le relazioni. Quindi non c'è niente da decidere.
E allora a che serve continuare a rimuginarci su, sempre sulla stessa dozzina cose, che sappiamo già? Magari per giornate intere? Se abbiamo troncato nella vita reale, perché continuiamo a relazionarci in quella mentale? A che serve?

Paradossalmente, sono i lati positivi del nostro "nemico" che tengono accesa la brace del rancore. Perché, nel tempo, li abbiamo assimilati e sono quelli che hanno motivato la nostra libera decisione di coltivare quella relazione.
Cioè per noi quella persona ha un valore; se non lo avesse o non lo avesse mai avuto, non staremmo a pensarci.

Io subisco torti anche pesanti sul lavoro, da parte di persone che conosco poco. Mi arrabbio al momento, ma non porto rancore, perché di quelle, personalmente, non me ne importa nulla.
In alcuni casi può esser vero, in altri no. Comunque magari è il pensare di avere investito risorse in una relazione che poi è risultata una fregatura per noi che ci fa rimanere male anche dopo. A me non va di restare sotto il raggio di potere di qualcuno che dice magari tra virgolette "dato che pago le cene allora ti posso pisciare in testa", a me non sta comunque bene questo atteggiamento qua, per questo il tipo di relazioni che hai descritto a me fanno incazzare e basta, sono rapporti di potere alla fine, non amicizie in cui c'è rispetto.
A perdonare perdono le persone che sono divorate davvero da un senso di colpa distruttivo in cui c'è davvero pentimento, ma non queste persone qua in queste circostanze qua.

Ultima modifica di XL; 29-06-2016 a 13:43.
Vecchio 29-06-2016, 13:44   #17
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Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
In alcuni casi può esser vero, in altri no. Comunque magari è il pensare di avere investito risorse in una relazione che poi è risultata una fregatura per noi che ci fa rimanere male anche dopo. A me non va di restare sotto il raggio di potere di qualcuno che dice magari tra virgolette "dato che pago le cene allora ti posso pisciare in testa", a me non sta comunque bene questo atteggiamento qua, per questo il tipo di relazioni che hai descritto a me fanno incazzare e basta, sono rapporti di potere alla fine, non amicizie in cui c'è rispetto.
A perdonare perdono le persone che sono divorate davvero da un senso di colpa distruttivo in cui c'è davvero pentimento, ma non queste persone qua in queste circostanze qua.
Tutti i rapporti sono questioni di potere perché c'è sempre denaro sterco del diavolo di mezzo.
Vecchio 29-06-2016, 16:32   #18
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Quote:
Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
Noriko,

io mi sono accorto che, nel percorso fatto con un altro, finisco per vedere solo la pietra d'inciampo e non il cammino fatto.

Non c'è un obbligo morale a vedere le cose in questi termini, ma se si adotta questa filosofia, si ha meno motivo di soffrire, se non proprio nessuno.
Ma come faccio ad accorgermi di aver effettivamente chiuso un vecchio conto? Quando non ci penso più, oppure, se mi torna in mente, non mi fa più male e passa subito.
Ci sono pietre d'inciampo che impediscono proprio il percorso, altre invece ci fanno tornare indietro per poi risalire, dipende quindi anche dai nostri limiti.

I vecchi conti non si chiudono se non pensando razionalmente che è meglio tagliare il filo che unisce.
Questo non significa che staremo meglio ma è meglio per noi.
Vecchio 30-06-2016, 11:26   #19
Banned
 

Certo,

ma per chiudere un conto dolente, se non puoi più modificare il rapporto, in modo bilaterale, devi risolverlo unilateralmente, cioè da solo.
E il modo che io vedo, è di rivalutare tutta la situazione, nel suo complesso e poi di capire se il metro che stiamo usando è quello giusto.

L'esperienza m' insegna questo: è meglio avere un nemico nel cortile di casa, che lontano 1000 miglia.

Sembra un paradosso, ma è vero. Se infatti il nemico è nel cortile, anche se non ti va, lo devi rivedere e hai a che fare con la persona reale. Può bastare poco per rappacificarsi.
Il nemico lontano, invece, vive tutto nella sfera dell'immaginazione, nella quale finisce per diventare mostruoso o diabolico.
Perciò , se il conflitto sta proseguendo solo nella nostra immaginazione, è bene cambiare il senso dell'immaginazione. E' chiaro che , se riusciamo a ottenere un bilancio positivo, il brutto ricordo, se affiora, sta dentro un contesto tutto sommato positivo.

Ultima modifica di cancellato16573; 30-06-2016 a 11:30.
Vecchio 30-06-2016, 12:54   #20
Avanzato
L'avatar di Ilsaggio
 

Si io porto rancore...secondo me le persone che portano rancore sono quelle che non vivono il presente..ma vivono di passato e di futuro...idealizzando tutte le possibili strade che si sarebbero potute creare..una pesantezza IMMENSA...questa incapacità di vivere il momento genera un'ansia perpetua che condiziona moltissimo...
Una mente normale nel momento in cui decide una cosa continua in quella direzione tralasciando l'altra strada...
La mia mente appena scelta una direzione si rende conto che l'altra forse era migliore...ripetuto n volte genera rimorso e sensi di colpa..
Questo per quanto mi riguarda...per voi potrebbe essere diverso..
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