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Vecchio 14-12-2015, 02:05   #1
Principiante
 

Buonasera utenti ed utentesse,
E' la prima volta che scrivo un post su questo sito, e volevo condividere con voi il mio vissuto e il mio stato d'animo.
Sono un ragazzo toscano di 23 anni, frequentante l'università, ma un po' indietro con gli esami.
Sapete, dopo aver scritto la mia presentazione (che se avete voglia potete leggere), ero così impaziente di scrivervi, di cercare delle persone con cui poter parlare...e quindi ogni giorno ero lì a vedere se i moderatori ( molto bravi, li ringrazio) mi avessero accettato o meno.
Per me, scoprire questo sito e vedere tante persone avere le mie stesse problematiche mi ha reso un po' meno infelice e solo del solito. Perciò, innanzitutto, vi dico un grazie ( anche se vi sembrerà assurdo) di esserci amici, perché per me già lo siete tutti: degli amici.
Se avete avuto tempo di leggere la mia presentazione, avrete capito che io soffro di fobia sociale con dei risvolti evitanti.
Avete presente quell'angoscia che prende nel petto quando vorreste tanto avere delle amicizie, desiderereste tanto amare una persona ed essere amato, ma purtroppo essere perseguitati da quel malefico e potente blocco derivato dalla bassa autostima, scarsissima percezione di se stessi, senso dii inadeguatezza e inferiorità, e paura del giudizio altrui?
Ecco ciò che provo ogni giorno: frequenti sbalzi di umore in cui veramente vedo tutto grigio, obnubilandomi tutta la sfera emotiva, e altri momenti in cui sono meno triste del solito e "vedo" momentaneamente un po' più di luce.
Ormai da qualche anno sto combattendo una vera e propria guerra contro me stesso: scavo, e riscatto a fondo per capire chi sono, il perché sono così. A tratti sento di non avere una personalità: a volte recito una parte quando sono fuori, a spese e a danni del mio vero sé, in cui mi adatto alle circostanze degli altri, alle loro idee, pensieri, supposizioni; è come se fino ad ora avessi inconsciamente interiorizzato come sono e perciò tendo pure ad evitare le situazioni temute.
Fino a ora, a 23 anni, sapevo che c'era qualcosa che non andava in me e stavo comunque male, però non avevo mai "assaporato" questa brutta sensazione chiamata depressione. Perciò, anche se sempre solo nel mio ambiente domestico, tiravo avanti.
Da circa 4 mesi sto seguendo una psicoterapeuta che mi ha aperto gli occhi, dicendomi che soffro di fobia sociale con risvolti evitanti.
Fin da adolescente, a poco a poco, ho interiorizzato un vero e proprio senso di inferiorità e paura del giudizio altrui che mi costringeva a fuggire dalle situazioni temute: ho sempre cercato di uscire al più presto dalle conversazioni, ad esempio parlando a monosillabi( si, no, ok, va bene,), oppure eseguendo delle azioni per non far capire alle persone che mi sento inadeguato, ed incapace di relazionarmi: per esempio quando mi trovavo in un gruppo, spesso mi è capitato di andare in bagno anche se non ne avevo bisogno, oppure fare altre azioni non solo per non far capire che non parlavo, che ero timido e solo, ma anche per svignarmela, evitando quindi la situazione temuta, placando così momentaneamente i sensi di colpa che poi puntualmente tornavano perché ti rendi conto di essere un incapace.
Non riuscire a dire ciò che si vorrebbe ( e credetemi, vorrei dire tanto...), non riuscire a dialogare, a rielaborare con parole tue ciò che c'è scritto in un testo; non riuscire a rielaborare dei pensieri ed esporre le proprie idee.
A volte quando leggo sembra che non capisca niente di ciò che è trascritto in un testo: devo leggere e rileggere, tornare indietro nelle frasi perché non riesco a comprenderle... e perciò finisco per imparare a memoria intere pagine, esattamente nel modo in cui le frasi e le parole sono trascritte ne libro.
Ho svolto degli esami con dei 30, vedendo pure i docenti con quell'aria soddisfatta della mia preparazione e della mia capacità di esporre, credendo che io fossi intelligente quando non lo sono; loro non sanno che io non faccio altro che limitarmi a imparare a memoria intere frasi, intere pagine, è un processo estenuante: il non essere felici di aver preso il massimo dei voti perché tu sai, sai benissimo che non sei affatto intelligente ma al contrario incapace di capire di rielaborare dei concetti a parole tue. E perciò ti senti brutalmente insoddisfatto, inadeguato, stupido, fallimentare.
Spesso, quando i docenti mi trascrivevano dei 30 nel mio libretto, mi veniva quasi voglia di alzarmi e dirgli: "No, è stata tutta una farsa, io non mi merito questo voto: io non sono affatto ciò che hai creduto che io fossi."

Rendersi conto di evitare di parlare in pubblico e aver paura di dimenticarti ciò che devi dire, o di non saper esporre cose sensate in un tal situazione, con l'angoscia anticipatori di apparire ridicolo, e stupido se ciò accadesse.
E perciò ti rifugi nella solitudine, nei film, nei forum e nei blog, su internet, e anche nella costruzione di un "mondo immaginario" all'interno del quale sei ciò che vorresti essere e da cu ti senti momentaneamente appagato e al sicuro. poi però ritorni nella realtà,e ti senti ancor più inadeguato, irrealizzato, incapace.

Essere conapevole di aver bisogno di avere una ragazza al tuo fianco, darle un abbraccio, una carezza....amarla ed essere amato ma essere bloccati dall'evitamento, dalla bassa autostima, dalla paura di essere giudicati e feriti, e dalla paura di non saperla appagare: tutto questo oscura la sfera emotiva, ti fa interiorizzare di non avere speranze, di non tentare neanche perché sai già come sei....
Poi l'angoscia che ti viene quando finalmente una amico, un conoscente o una ragazza ti si avvicina per parlarti, e magari capisci che è interessata a te, ma tu eviti....per troppa ansia, paura, senso dii inadeguatezza, inferiorità, bassa autostima...e fai di tutto per svignartela il più presto possibile. E poi stai male, perché sai di aver sprecato un'opportunità.
E quindi combatti tra la consapevolezza di avere questo desiderio di amare nella profondità dei meandri di stesso, e questo blocco che ti porta all'evitamento.
Ed ecco che questa battaglia ti porta alla solitudine, all'umore depresso e dilaniato.
E quindi durante il giorno mi trovo a pensare e ripensare alla mia attuale condizione... e soprattutto a pensare se mai riuscirà a poter sorridere nella vita e con un'eventuale ragazza, per farle capire questo mi forte desiderio di amore, abbracciarla, accarezzarla, scherzare insieme, guardarci un film insieme, uscire insieme, e vedere il suo sorriso dai miei occhi.
Ho avuto una sola relazione nella mia vita, a distanza, per 3 anni, con una ragazza più grande di me conosciuta in chat: già questo fa capire il mio senso di inadeguatezza, paura del giudizio altrui rispetto a dove vivo.
Quando ero felice di averla incontrata... mi ero innamorato quasi subito: farla sentire protetta, farla stare bene; per lei sono andato pure contro la mia famiglia pur di vederla sorridere.
Purtroppo, mi è andata male anche qui.
Sostanzialmente non mi ha mai amato, mi ha sempre cercato poco e io non ero assolutamente appiccicoso: ne ero dipendente si, ma non appiccicoso.
mi sono spesso sentito giudicato, dilaniato, tradito.
Questo è uno dei miei peccati: aver conquistato una ragazza faticosamente, ed esserne stato dipendente anche se dilaniato, giudicato, tradito.
Eppure, anche dopo questa delusione, traspare ancora in me questa gran voglia di avere una persona al mio fianco, e poterla amare.
Se da un lato nella mia vita ormai routinaria di casa e questa solitudine mi trasmette sicurezza dal mondo esterno, dall'altro c'è questa forte voglia di avere relazioni sociali, di avere amici, di avere una vita.....e di avere una ragazza al mio fianco.
Ho deciso di utilizzare questo nome utente "Felix" perché in fondo in fondo... è questo il mio desiderio: essere Felix, e cioè felice.
Quando non mi sento giudicato ma accolto, sono una persona normale che si preoccupa molto della felicità altrui.
Per quanto riguarda il mio corpo, non ho una visione catastrofica di me, anche se non mi sono mai reputato una bellezza rara. Molti dicevano che sembrava facessi palestra...ma ovviamente io reputavo questi giudizi una farsa.

Rendersi conto di essere invisibile tra la gente: che riesce a parlare, che riesce a sorridere con l'altro/a, che riesce a scambiarsi con totale felicità un "cin cin" con un bicchiere di vino in mano. Il sentirsi soli in un mondo grigio, tra la consapevolezza di aver un forte desiderio per una vita emotiva, sociale, e sentimentale, ma essere imprigionati in una stanza di vetro infrangibile.
Rendersi conto anche di essere uno spettatore della vita altrui, e immedesimarsi in quella degli altri pensando che la loro vita sia, per te stesso, una lontana utopia a tal punto che, se ti capita di percepire un minimo di felicità, c'è sempre quella vocina che ti dice:"Io felice? Impossibile, torna pure nel tuo status solitario e annebbiato". E perciò, quasi come un meccanismo automatico, torni ad essere quello che sei sempre stato.
Dunque non ti senti in grado neanche di assaporare quelle poche cose felici che ti accadono a causa del tuo passato, a causa di ciò che sei sempre stato.
Ma si cerca comunque di andare avanti, di trovare un senso a tutto questo, con la speranza che un giorno potremo assaporare un qualche gusto per la vita. Forse, in fondo in fondo, è proprio questo ciò che ci tiene in vita: un minimo segnale di speranza.


Mi farebbe molto piacere costruire delle amicizie con voi utenti e utentesse per parlare dei nostri problemi, confrontarsi, conoscersi, confortarsi a vicenda e magari se siete toscani e toscane incontrarsi realmente per fare qualcosa insieme: ad esempio una pizzata, una passeggiata, prendersi un gelato ( insomma, con sto freddo...), o qualsiasi altra cosa.
Se vi facesse piacere, per qualsiasi cosa contattatemi pure tramite messaggio privato, risponderà molto volentieri a chiunque.

Grazie a tutti/e coloro che hanno letto il mio sfogo.

Ultima modifica di Felix-1992; 14-12-2015 a 03:42.
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